wupatki pueblo sunset crater

Oggi c’è Flagstaff, Arizona, attraversata dalla fama immortale della Route 66. È comodo alloggiare qui, quando ad esempio si è in visita al Grand Canyon.

Ma una volta no. Una volta c’erano antiche casa a fossa – pit-house – scavate nel terreno rosso. E, nel 1064, la gente che viveva in queste case primitive sentì a un tratto la terra tremare, prima che il vulcano eruttasse lava e detriti nelle cavità delle abitazioni.

Così, dopo 400 anni di meticolose coltivazioni, gli abitanti della zona abbandonarono le loro vite e fuggirono altrove.

Qualche generazione più tardi, però, la gente tornò per stabilirsi nuovamente vicino al Sunset Crater, un vulcano all’epoca ancora attivo.

Verso la fine del 1800, nuove colonie si trasferirono nell’area dell’attuale Flagstaff, disboscando e costruendo. La terra ogni tanto tremava ancora, ma loro fuggivano dalla siccità di altre zone e imparavano a convivere con lava e cenere. Il vulcano distruggeva, ma poi creava nuova vita. Il sottile strato di cenere conservava un’umidità preziosa per le coltivazioni.

Pian piano, il vulcano si è assopito. E la gente è migrata di nuovo, trovando sistemazioni migliori.


Nel 1900 il cinema scopre la zona lavica e il vecchio pueblo, attraendo anche i turisti. L’area inizia ad essere saccheggiata dai visitatori, che portano via le pietre laviche come souvenir.

Nel 1930, per proteggere una location unica, il Sunset Crater Volcano National Monument diviene ufficialmente parte dei Parchi Nazionali americani.


Tre sono i miei ricordi più vividi di questo luogo taciturno, che ho visitato con il mio papà ancora in vita e che resta per me una memoria indelebile.

1 Il rosso silenzioso del Wupatki Pueblo

Il villaggio di Wutpaki, costruito nel corso del 1100, è costituito da più livelli, sopra e sotto terra, e da oltre cento stanze.

L’ambiente circostante ha fornito il materiale ideale ai Sinagua, il popolo che lo abitava, per la costruzione di abitazioni in muratura. Lastre di arenaria, blocchi calcarei e di basalto – cementati con impasti a base di argilla – hanno dato vita a questo villaggio solidissimo.

Il pueblo resterà quasi intatto per settecento anni, nonostante le intemperie e i vandalismi. Accanto al villaggio si vede ancora la piazza in cui la comunità si riuniva.

wupatki pueblo sunset crater

2 Il nero intenso della terra lavica: Sunset Crater Volcano

Per oltre duecento anni, il vulcano ha dato spettacolo nelle sue eruzioni periodiche, distruggendo la vita circostante. Cenere e detriti hanno coperto oltre 2,100 chilometri quadrati di Arizona.

Il paesaggio si è modellato negli anni in dune di cenere, alberi spettrali e fiori selvatici. La vita alla fine vince anche qui, con cottontail rabbits e serpenti che si aggirano nel paesaggio lunare.

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3 L’inatteso Blowhole

Ma la vera sorpresa, per me che non avevo idea di questi fenomeni naturali, è stato il blowhole!

Il blowhole è una sorta di sfiatatoio naturale. Solitamente si parla di blowhole in caso di cavità oceaniche che trovano un buco nella terra soprastante dando vita a improvvisi getti d’acqua.

Ma esistono anche blowhole a secco, sfiatatoi di cavità in cui scorrono correnti d’aria che sfogano in questi buchi naturali.

Ho visitato il Wupatki pueblo in un’incandescente Arizona. E potersi rinfrescare per qualche secondo con questa aria condizionata naturale è la cosa più divertente che io ricordi di quella giornata!

wupatki pueblo sunset crater

Quindi, cari erranti con lo zaino in spalla, ricordatevi di questa chicca meno famosa, quando passate nel maestoso Grand Canyon.

Se anche voi amate l’America, date un’occhiata alle altre pagine del mio diario di viaggio.

E ricordatevi che

“Chi viaggia ha scelto come mestiere quello del vento” (cit. F. Caramagna)

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