Tra la prima e la seconda gravidanza qualche differenza c’è, eh? E potete leggere quello che penso io nel mio post Primo e secondo figlio: la gravidanza

E tra il primo e il secondo neonato? Io dico di sì. 😉 Leggete un po’ e poi ditemi voi.

secondo figlio

Ed ecco, arriva il momento. Il tuo PRIMO meraviglioso bebè vede la luce, e tu ti perdi in un mondo d’incanto. E lo fotografi così spesso che potresti montare la successione dei frame per creare un film animato.

Ed ecco, arriva il momento. Il tuo SECONDO meraviglioso bebè vede la luce. Gli scatti una foto o due in neonatologia nei primi tre giorni di vita, giusto per mandare le foto via whatsapp ad amici e parenti. Poi ti fai una bella dormita rigenerante, tanto il piccino sta sotto la lampada per via dell’ittero. E una volta a casa fai che spiegargli come si fanno i selfie, perché non hai certo il tempo di fotografarlo tu.

Ed ecco, finalmente allatti con ansia ed emozione il tuo PRIMO bebè. Luci soffuse, Mozart in sottofondo, poltrona dell’allattamento, cuscino dell’allattamento in materiale organico e atossico, telefono staccato, vicini avvisati e mezzo salvati. Lo guardi amorevolmente negli occhi mentre mangia, cantando soavemente una nenia montessoriana in neonatese.

Ed ecco, allatti il SECONDOGENITO. Con una mano lo tieni, con l’altra passi l’aspirapolvere zampettando per casa e, già che ci sei, fai che lavare i piatti, così ti porti avanti.

OH-MIO-DIO. Il tuo PRIMO neonato fa ghe e il tuo cuore è straziato. Perché fa ghe? Chi sono quegli stronzi di esperti che scrivono di lasciarlo piangere invece di comprendere i bisogni fisiologici e primari di un cucciolo d’uomo? Ma ce l’hanno un figlio, LORO? Ce l’hanno un cuore, LORO? Il neonato non deve più – mai più – fare ghe. E ogni volta che apre bocca per fare ghe tu scatti come Carl Lewis nei 100 metri piani e lo prendi in braccio.

Il tuo SECONDO bebè fa ghe. Forse sta sognando. Il tuo secondo bebè piagnucola. Forse sta sognando. Il tuo secondo bebè piange disperato. Ora magari smette. Il tuo secondo bebè alza il volume. Tu ti trascini giù dal letto, arranchi verso il lettino, gli infili il ciuccio in bocca e strisci sui gomiti verso il tuo letto con gli occhi semichiusi.

Il tuo PRIMO bambino sta a casa con te. Per i primi sei mesi NON DEVE neppure avvicinarsi a un locale pubblico. La gente maleducata lo guarda per strada e tu spruzzi qua e là nuvolette cautelari di antibatterico, vicino a quella marmaglia zotica e ignorante. Una signora supera la barriera dell’ozono che circonda il passeggino e gli sfiora la manina. Come osa? E tu, NOOOOOOO, afferri una salvietta igienizzante e lo strofini vigorosamente allontanandoti con sdegno.

Il SECONDO bambino fa la spesa con te al centro commerciale. Alla cassa lo molli in braccio a una cassiera perché non trovi la carta fedeltà e lui si ciuccia lo scontrino. A due settimane. Tanto poi lo espellerà con la cacca.

Ed ecco, devi affidare il tuo PRIMO bambino, per la prima volta, a un altro essere umano. Che sia il padre, la nonna o una baby sitter, richiedi le referenze e le ultime analisi del sangue, verifichi la fedina penale e gli metti alle calcagna un bravo detective. Prepari una tabella excel per scandire pasti, cacca e cambi. Vai e torni in venti minuti massimo, gli corri incontro con le lacrime agli occhi e giuri a te stessa che non accadrà mai più.

Ed ecco, devi affidare il SECONDO, per la prima volta, a un altro essere umano. Gli dici di tenerli pure entrambi, che c’hai da fare. Quando ti chiedono a che ora deve fare la poppata, hai già sbattuto la porta alle tue spalle. La sera ti chiamano per pregarti di ripigliarli e tu sei irreperibile.

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Ed ecco, arriva anche, prima o poi, lo spaventoso momento della prima caduta. Il tuo PRIMO adorato bimbo è caduto per terra. Piange, Dio mio. Lo sollevi con cautela, infilandogli un collare preventivo e coprendolo con una coperta termica, e insulti mentalmente te stessa per l’orribile madre che sei. Realizzi un attento inventario delle ossa, dalle falangi del piede all’astragalo, dallo scafoide al trapezoide. Chiami la pediatra e il reparto di neonatologia per analizzare l’accaduto. Lo schiaffeggi perché non si addormenti e corri al Pronto Soccorso con la Bat-mobile.

Ed ecco che arriva, questo terribile istante, anche per il SECONDOGENITO. Lo guardi, gli dici di alzarsi e gli dai una pacca sulla spalla. Ha solo un dente rotto, a occhio e croce. Tanto è un dente da latte.

Il primogenito cresce.

Il secondogenito cresce.

Il PRIMO ti chiede se può fare la pipì, se lo igienizzi perché vuole essere pulito per andare in bagno e se lo accompagni tu.

Il SECONDO, nel frattempo, è andato a fare cacca, si è fatto il bidet, si è lavato le mani, si è preparato le crepe alla Nutella e granella di nocciole tostate con caramello salato e ha messo Caccia e Pesca su Sky.

La zia Berta, in visita a casa vostra, ti dice: “Acciderbolina, come fa questo secondogenito a essere così indipendente?”

E tu rispondi distrattamente: “Boh, carattere. Deve aver preso dallo zio Super Mario Bros che ha il gene dell’avventura. Tutta questione di geni.”

8 comments on “Primo e secondo figlio: le differenze”

  1. Quando poi il primo è masculo e la seconda principessa… sulle faccende pratiche gli passa avanti di 2 anni e un pezzo!

    Riguardo alle fotografie:
    Per il primo ti fai regalare una reflex digitale e fai foto a raffica, le stampi e incolli su album con tanto di commenti colorati … almeno fino agli 8 mesi.

    Per la seconda fai si e no una foto al mese, giusto fino a che non lavori, compri l’album e finita lì fino a quando nella tua vita entro uno smartphone e allora da qualche parte avrai qualche foto salvata ma non sai dove.

    Per la terza qualche foto c’è grazie al suddetto smartphone, e dalle foto diresti che la bambina è orfana di madre perché la mamma non compare mai ( nei pochi tentativi di selfie con bebè una delle due è coperta da una manina informe)

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