papà

Caro papà,

in questi giorni è fiorita la tua piantina, ricordi? Quella con le foglie a cuore, che tenevi vicino alla finestra del soggiorno. Quella nel vasetto a righe bianche e argento.

Io faccio schifo a curare le piante, proprio come te. Chi te la innaffiava, di’ un po’ la verità? La signora che ti aiutava con le pulizie? Sicuramente non tu, ammettilo da lassù dove sei!

Ha un fiore bellissimo, sai?

Quando sei andato via, in quel giorno troppo caldo di dicembre, ho preso quella piantina e l’ho portata a casa. Sta con me in cucina, da allora, davanti alla finestra.

Quando la guardo mi viene in mente quella giovanissima Natalie Portman in Leon, che si portava dappertutto la sua pianta.

Amore ha il pollice verde, invece. Non come noi. L’ha curata e ne ha tratto anche una mini piantina che ora è con Anna, in quel vaso bianco e argento. Anche quella di Anna è fiorita e lei mi ha detto che non le era fiorito mai nulla prima, che anche lei ha il pollice poco verde, forse grigio, come il mio.

Sembra una calla, quella corolla neonata. Ma invece di essere bianca è rossa. Non sapevo che esistessero le calle rosse, le avevo viste solo bianche finora.

Non volevo credere che fosse un fiore, io. Chissà perché. È rosso, è vero, ma anche le foglie di questa pianta nascono rosse, poi si schiariscono crescendo, e infine virano al verde. Anche se conservano una sorta di alone tenue al centro. Un battito di cuore debolmente vermiglio.

Ero certa che fosse una foglia, io.

Non volevo credere.

Invece no, perché ha un pistillo, al centro. Una lama gialla dentro un cuore cremisi.

Da quando non ci sei, noto di più le cose piccole. E miro di più a quelle grandi, anche. Ho meno paura di osare, di buttarmi in avventure da vivere fino in fondo, senza la ridicola preoccupazione di sbagliare.

Perché – così spesso – non afferriamo le cose importanti solo per la paura di sbagliare?

E, nello stesso tempo, ho più paura di tante cose, da quando non ci sei più. Delle scene che aggrediscono i miei occhi dal telegiornale, ad esempio. Che guardo sempre meno. Che cerco di non seguire proprio, a dir la verità. Non sono mai abbastanza aggiornata, ma vivo meglio e sorrido di più.

Perché quando quei bambini gracili mi guardano attraverso lo schermo, quando quelle bimbe vestite di rosa sognano i loro sogni durante un concerto pop ma diventano stelle nel cielo, quando tutto s’interrompe così, io mi paralizzo.

E non posso insegnare la vita ai miei figli, non posso mostrare loro la strada dell’avventura, non posso dire loro di NON AVERE PAURA, se io stessa non riesco a muovermi.

Così guardo quel giovane fiore rosso, ora.

Che cresce spavaldo in mezzo al verde, fregandosene di essere diverso, fregandosene di essere l’unico. E rivendica il suo posto scarlatto in mezzo a quel verde microcosmo.

Che prende lo slancio e va più su.

Proprio come dicevi sempre tu, papà.

“Semper ad maiora”

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