Care amiche sognatrici,
ma voi l’avete mai visto quel poetico, vecchio film Disney, in parte recitato e in parte animato, che si chiama I racconti dello zio Tom – Song of the South – del 1946? Nelle memorie di una mamma sognatrice, secondo me, non può mancare.
È un film ambientato negli Stati Uniti della schiavitù, dipinta in malinconici colori pastello un po’ invecchiati. Lo zio Tom è un anziano cantastorie afroamericano. Egli racconta amorevolmente al piccolo Johnny le storie di Fratel Coniglietto, un buffo coniglietto animato in camicia rosa e blue jeans.
Fratel Coniglietto è tanto abile a mettersi nei guai, quanto lo è poi a scamparli per un pelo, grazie alla sua furbizia. E un giorno, per sfuggire a Comare Volpe e Compare Orso, narra loro l’esistenza del Trastulliolà, un posto incantato, diverso per ognuno di noi, in cui ognuno trova la propria felicità.
Se ci penso in questo momento, mi vengono in mente ben tre trastulliolà, che segnano un po’ le fasi della mia vita e, nello stesso tempo, si sovrappongono a tratti.
1 LA ‘CASA VECCHIA’
La casa della mia nonna, dove mi rifugiavo da piccola. Correvo lì molto spesso, per uscire dalla realtà ed entrare nella magia delle storie di Nonnàti. Frequentavamo insieme Comare la Volpe, Compare il Lupo, il Signor Lumacone, l’Osteria del Gambero Rosso. E poi audaci principi Edoardi e leggiadre principesse Adelaidi, fate buone e stregoni malfidi. E io volavo con la mente tra foglie fruscianti e gocce di rugiada, inquietanti impiccati e isole del tesoro. Ancora oggi ci vado con gli Omini, alla casa vecchia, e la mia nonna, un po’ più stanca e un po’ più bianca, accenna loro qualche stralcio di magia.
2 LA MIA FAMIGLIA
Sì, è vero, non è un posto. Non un posto fisico, almeno, ma un posto mentale. La famiglia è un posto dell’anima. Ovunque siamo, se sono con la mia famiglia, se sono con Amore, Bunny, Becky e Bibi, io sono a casa. E Casa, forse, è sinonimo di Trastulliolà.
3 NEW YORK CITY
L’America era già un po’ mia, prima ancora di andarci. L’ho immaginata, letta, sognata ad occhi chiusi e aperti, migliaia e migliaia di volte nella mia adolescenza. Non so perché, l’America era già scritta. A ventun anni ho guadagnato il mio primo stipendio e l’ho speso subito. Destinazione New York. Da quando ho sfiorato il mio primo cielo americano, un ritornello mi si è piantato in testa, ostinato. E non mi ha lasciato mai, per tutta la mia permanenza, immersa com’ero, fino al collo, nella polpa profumata della Grande Mela.
Quel ritornello fa così:
LET THE RIVER RUN
LET ALL THE DREAMERS
WAKE THE NATION.
COME, THE NEW JERUSALEM…
Lo conoscete?
Io lo cantavo, lo canticchiavo, lo pensavo. Lo sentivo gustando un hot dog a Central Park, o ustionandomi la lingua con litri di caffè bollente mentre il battello della Circle Line mi portava a omaggiare Lady Liberty, e il fiume Hudson scorreva sotto di me, tronfio della sua fama planetaria.
E quest’estate, finalmente, dopo averla di nuovo immaginata, letta, sognata ad occhi aperti e chiusi, ho portato i miei piccoli Omini nella grande città che non dorme mai. Becky ha quasi sei anni e Bibi ne ha quattro e mezzo. Era ora che provassero il battesimo del volo, anzi sono un po’ in ritardo. Naturalmente, per fare le cose come si deve, ho scelto un intercontinentale.
Se pensate che io sia matta e che i vostri bimbi siano troppo piccoli per affrontare un posto come New York, vi posso dire che forse un po’ lo credevo anch’io, prima. Ma voglio farvi cambiare idea.
E voglio farlo nel prossimo post, perché prima ho una domanda per voi: ma voi ce l’avete, un posto del cuore? Voi ce l’avete, care amiche sognatrici, un trastulliolà?
Il Trastulliolà… che grande film! Hey Dia… sono passati vent’anni ma continuiamo ad avere un sacco di cose in comune! Compresi almeno due Trastulliolà…. :-*
Noooooooooooo, tu sai dell’esistenza del Trastulliolà??? Che film adorabile, vero? Anche i miei Omini adorano Fratel Coniglietto!
Sono passati vent’anni? Veramente? No, dai, scherzi!
Ciao Iaia!
Trastulliolà… e chi non ce l’ha? (rima non voluta 😉 ). Però non conoscevo l’espressione, è dolcissima… Il più grande che io abbia mai avuto è in Francia, è una piccola cittadina alle porte di Parigi, ed è come le matrioske: dentro di essa, altri luoghi, e altri ancora. E non finivo mai di sognare. E’ lì che ho cominciato con mio marito. Ci abbiamo anche vissuto. Poi… è stato ‘poi’, siamo tornati in Italia, quel luogo è rimasto in mille foto e ricordi. La sola volta che ci siamo tornati era familiare e, intanto, estraneo, non poteva più essere mio nel modo in cui lo era stato…
Si vede che capisci cosa provo per l’America. New York è un sereno trastulliolà che mi appartiene in un modo facile.
Il Texas è invece per me quello che la Francia è per te. Non so se ci tornerei, perché ora sarebbe familiare e intanto estraneo. Esatto.