Le mamme son creature della notte, sospese tra crepuscolo e aurora.
Combattono, dapprima, la tetra e lunga notte.
E osservano, con avidi sospiri, cuscini profumati di sogni, e piumoni odorosi di sonno.
Vagano, si perdono, scivolano tra le nebbie di Morfeo, che le invita dolcemente a serrare gli occhi stanchi.
Di notte cambiano pannolini stringendo palpebre spossate, infilano ciucci in boccucce gementi, cullano morbidi chili di vellutato amore.
Sfamano con fatica stomaci piccini, accarezzano sogni bambini, stringono soffici manine.
Poi, piano piano, le mamme si affezionano, alla notte. Quando i bimbi dormono, quando l’urgenza si placa, quando il cuscino le attende paziente, loro diventano notte.
Loro respirano silenzio.
Di notte bevono tisane, lavano con cura chiome trascurate, canticchiano canzoni d’estate.
Contemplano faccine rotonde, annusano capelli di vaniglia, ascoltano respiri regolari.
Di notte stendono camicine, stirano lenzuolini, e poi laccano di rosso le unghie curate.
Leggono, scrivono, si ricordano chi sono.
Compilano liste, di notte, le mamme. Organizzano giorni e settimane, predispongono menu, pianificano incastri perfetti. Riempiono zainetti, svuotano borse, sistemano cassetti.
Sfiorano sogni con la punta delle dita.
Si assopiscono, infine.
Ma l’alba chiama.
E inizia un nuovo giorno.