
La vita è una doccia gelata
Ho la caldaia a legna.
E, di solito, questa è una pacchia. Primo, non compro legna perché marito si diverte molto a farla lui. Secondo, la legna comporta ottimi risultati con scarsissimo budget e questo ci permette di avere temperature tropicali anche in pieno inverno, a differenza di molte altre case in cui vengo percorsa da brividi di freddo polare dovuti al costo del metano.
Come sempre, però, ci sono i pro e i contro. Il contro è che la caldaia a legna va seguita spesso, soprattutto d’estate, quando ti dimentichi di riempirla perché fa caldo e poi resti a corto di acqua sanitaria.
E a volte succede, com’è ovvio nei momenti NO, che hai quei dieci magici minuti da dedicare alla sacrosanta doccia salva capelli e salva cervello. E che ti accorgi di non avere acqua calda.
È successo così stamattina.
Io NERVOSISSIMA, con centordicimila cose da fare, compiti gnomi da mandare, Ella con un vomitino di ignota provenienza, un lavoro da finire. E quei dieci impagabili minuti che avevo deciso di dedicare alla doccia.
Non sperimento affatto, con tre bambini, questa leggendaria noia da quarantena di cui leggo sui social, né questa vastità spazio temporale per coltivare e curare i fattacci miei.
Quindi MERDA, volevo, fortissimamente volevo, quei dieci minuti di doccia bollente. Per sentirmi pulita e in ordine, per truccarmi, mettermi i capelli in piega, e sentirmi pronta ad affrontare la mia impegnativa giornata.
Entro nella doccia, quindi. Pregustando l’acqua bollente sulla pelle e lo scroscio che silenzia i pensieri per qualche attimo di infinito godimento che yogurt Muller scansati.
Apro il rubinetto, ruoto il miscelatore sulla tacca ACQUA INCANDESCENTE PER RELAX IMMEDIATO E USTIONI PROFONDE. L’acqua è fredda.
Mi metto a piangere. Impreco, come una cretina, perché voglio, fortissimamente voglio, quello scroscio caldo sulla testa. Quel profumo di shampoo infilato nelle fibre più profonde dei capelli. Quell’aroma di FERMATI E RESPIRA.
I piedi sono già bagnati ma il resto no. Magari esco, mi asciugo e mi rivesto. Torno nel caldo sporco da cui volevo scappare. Con i capelli alla DIOTISTRAFULMINI, come dice mia nonna. Senza trucco e senza crema.
NERVOSISSIMA, con centordicimila cose da fare, compiti gnomi da mandare, Ella con un vomitino ignoto, un lavoro da finire. E quei dieci impagabili minuti che avevo deciso di dedicare alla doccia.
Esito, però.
Scandaglio velocemente altre possibilità. Me ne viene in mente una inconsueta. Fare la doccia gelata e chissenefrega. Ora che i bambini hanno da fare dieci minuti e non so mica quando risuccede di oggi. Ora che Ella dorme e poi più tardi si risveglia e devo preparare pranzo.
Trattengo il fiato e mi lancio sotto il getto gelato. Arrabbiata, prendo shampoo, faccio shampoo, sciacquo shampoo, metto balsamo, metto bagnoschiuma, sciacquo bagnoschiuma, sciacquo balsamo, esco dal getto gelato. Relax zero proprio.
Poi torno a respirare. Mi ricorda un po’ la doccia gelata in spiaggia al mare, penso.
Accappatoio e spazzola, esco dalla doccia. Fa caldo, ora che esco dalla doccia gelata. Di solito fa freddo fuori, dopo che esco dalla doccia bollente. Piacer figlio d’affanno, come diceva sempre il buon vecchio Giacomo.
Mi asciugo, crema, trucco, capelli. Mi vesto. Capelli in piega.
Con centordicimila cose da fare, compiti gnomi da mandare, Ella con un vomitino ignoto, un lavoro da finire. Ma nervosa no. Soddisfatta, anzi. E, nei pensieri, la doccia gelata in spiaggia.
Già. Che poi le cose non vanno mica come avevi programmato tu, di solito. Ma non è detto che il risultato sia questo schifo, alla fine.
Che poi la vita – a volte – è proprio una doccia gelata.
P.S. Se ti è piaciuto questo articolo, ti consiglio di leggere anche Il manifesto esistenzialista di una mamma 2.0.