Lei nasce alla rovescia, è podalica. Si gira nel pancione al settimo mese, deve fare tutto diverso dagli altri. Quando nasce, strilla come un’aquila. È una tosta, che impone subito il suo modo.
Lui nasce con parto naturale, piuttosto in fretta, con una certa flemmatica serenità. Appena nato fa giusto ghe e, non appena i suoi ricciolini sostituiscono i capelli corvini stile Albano della nascita, sembra un piccolo, adorabile, angelico puttino.
Lei per i primi mesi non dorme molto. Lui ronfa da subito.
Quindi lei rompe, lui è santo.
Giusto?
Sbagliato.
Non so spiegare esattamente a che punto, non so darvi una spiegazione scientifica dell’accaduto. Ma a un certo punto lei è una mini donnina e lui un mini Uomo.
Lei a dieci mesi si alza in piedi. E compie i primi incerti passetti. Passi incerti, occhietti determinati.
Lui a dieci mesi si riposa. Quando provo a tirarlo su, accartoccia le gambine. E si siede. Cammina a quattordici mesi, quando finalmente mi faccio furba e smetto di consegnargli tutto ciò che mi comanda.
Se chiedo qualcosa a lei, lei ci ragiona. Può dire sì, no, forse, cambiare idea 56 volte in dieci secondi, e poi tornare a quella di partenza. Ma comunque ci ragiona, prima.
Se chiedo qualcosa a lui, lui dice NO. Così, per principio. Tanto per chiarire subito.
La mattina lei fa colazione con calma, riflette sugli eventi della sera prima, riflette sugli eventi della giornata futura, si mette la maglia, se la toglie, la cambia, si lava i denti, ricambia la maglia, sceglie le scarpe, si spazzola, si guarda allo specchio. Siamo in ritardo.
La mattina lui mangia e si veste.
(E mentre usciamo di corsa, lei medita se cambiare la maglia.)
Quando andiamo via qualche giorno, si preparano lo zainetto.
Lei prende peluche della notte per lei, peluche della notte per lui, un libro, no anzi l’altro, una bambola, no meglio l’altra, un braccialetto, però forse ne serviranno tre, ciabatte per lei, ciabatte per lui, bottiglietta d’acqua per il viaggio, fogli, pennarelli.
Lui prende Spiderman.
È l’ora della nanna.
Lei fa la pipì, sistema le principesse nel letto, riflette sui fatti della giornata, medita sugli eventi che seguiranno il giorno dopo, si spazzola, fa la pipì, torna a letto, dimentica il lupo di peluche, torna a letto, fa la pipì, torna a letto. Mentre spengo la luce mi chiede l’acqua.
Lui dorme.
Giocano.
Lei fa la maestra, studia i personaggi, sceglie i percorsi didattico comprensivi di gioco. Lui un po’ le dà retta, poi si stufa.
E se c’è un cugino maschio con cui azzuffarsi, c’è più gusto.
Io ho mal di testa.
Lei mi porta l’acqua, mi fa una cara, mi infila il termometro in bocca, mi porta un peluche e mi copre.
Lui è seduto e urla Mammaaaaaaaaaaaaaa? Gli spiego che sto poco bene. Lui dice, sì, ma io voglio un cracker. Gli ripeto che mamma non sta molto bene. E lui domanda “E allora? Quindi io non devo mangiare il cracker?”
Giocano di nuovo.
Lei dice “Facciamo il capo un po’ per uno?”
Lui risponde: “No. Il capo è uno solo ed è maschio.”
Ma io mi domando, dove vive questo? In una casa che non è la mia? Nelle caverne con il fuocherello e la clava? Ma non lo sa che oggi anche le donne possono fare il capo???
Lei torna da scuola. Le chiedo com’è andata. Mi dice che ha fatto italiano, un disegno, matematica, bisticciato con Alessia, visto una bimba che piangeva, mangiato la pasta rossa, fatto la pipì cinque volte.
Lui torna dall’asilo. Gli chiedo cos’ha fatto di bello. Boh, non si ricorda.
Vogliono aiutare me e papà, per guadagnare un soldino.
Lei mi chiede entusiasta che cosa può fare. Si rimbocca le maniche con solerzia. Prende spruzzini, scopine, straccetti, cianfrusaglie, colla e sorrisi.
Lui la guarda.
Poi mi guarda.
E dice: “Ma non si può guadagnare il soldino giocando ai supereroi?”
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Che mondi che sono i bambini
Al di là del sesso, scherzi a parte, ognuno è un meraviglioso mondo a sé!