Ciao mamme incasinate aspiranti zen!
Ci ho messo un po’, ma come promesso sono qui per raccontarvi parte del metodo della fantastica Elizabeth Pantley, per educare i nostri figli senza farli piangere. Potete dare un’occhiata al post precedente, per leggere le basi del pensiero di Elizabeth.
Ok, i bambini piangono. Lo fanno anche gli adulti, non si può evitare. Le lacrime hanno una funzione fondamentale, non solo per sfogare le proprie emozioni in modo sano, ma anche per pulire il nostro organismo eliminando tossine.
Ma visto che i nostri cari Omini piangono già per i loro piccoli grandi drammi, vorremmo evitare – quando si può – di farli piangere anche nel percorso educativo che intraprendiamo con loro.
Come fare? Sicuramente i consigli della mamma di quattro, e studiosa di bambini, Elizabeth Pantley ci possono dare una grande mano. Non posso ovviamente riassumere in un post un metodo intero, che ha dato origine a libri e seminari.
Se volete leggere il libro di Elizabeth a cui mi ispiro per questo post, ecco il link di Amazon:
Ma intano posso illustrare alcuni punti che, da mamma, sento realizzabili e utili.
ELIZABETH PANTLEY: IL METODO SENZA LACRIME
1) RISOLVIAMO IL VERO PROBLEMA
Noi mamme, prima o poi, arriviamo tutte a capire questo punto. All’inizio i capricci e le scenate per motivi piccini ci destabilizzano e ci spaventano. Poi capiamo, man mano che conosciamo i nostri pargoli, che molte volte il reale motivo della scenata non è lo slime fluo che non compriamo quella dannatissima mattina in edicola, ma che lo slime è solo un pretesto per sfogare un problema reale.
La difficoltà è che il bimbo non sempre realizza che c’è un problema di fondo e noi dobbiamo capirlo per lui. Succede anche a noi grandi: quante volte sentiamo un nodo allo stomaco o un senso di disagio senza sapere perché? Poi, se ci riflettiamo un attimo su, ci accorgiamo che stamattina abbiamo risposto male al marito e lui ci ha risposto a tono. Ed è rimasto quel senso di fastidio nell’aria.
Per un bimbo comprendere i reali motivi della sua rabbia è ancora più difficile. Quindi cerchiamo di aiutarli, pensando prima di tutto ai problemi più comuni di un piccolo essere umano.
Problema A: la STANCHEZZA
La stanchezza, in un bambino piccolo che ha bisogno di dormire, c’entra con TUTTO. Con le scenate isteriche, con l’iperattività, con l’abilità di allacciarsi le scarpe e di recitare l’alfabeto.
Io sono adulta, ma quando sono stanca morta mi accorgo di dire una parola per un’altra o addirittura, nei momenti più critici, di balbettare. Per un Omino, tutto questo è ingigantito.
Soluzione
Accertiamoci che i bambini dormano abbastanza. Miglioriamo la routine del sonno, mettendoli a dormire prima, la sera, se ci accorgiamo che sono troppo stanchi. Curiamo la routine pre nanna, dedicandoci con loro ad attività rilassanti. Cerchiamo di essere regolari nell’ora della nanna.
Problema B: la FAME
La fame, quantomeno da me, è stata spesso sottovalutata. Prima facevo molta attenzione ai pasti principali, senza considerare che lo stomaco dei bambini è piccolo. Ci sta meno roba e si svuota più in fretta.
Soluzione
Aumentiamo gli snack salutari lungo la giornata, per intervallare i pasti principali. Basteranno una mela, qualche noce, un frullato di frutta. I pasti devono essere almeno cinque, se non sei.
Problema C: la FRUSTRAZIONE
Spesso i bambini, come ad esempio il mio Bibi di cinque anni, vogliono avere successo in compiti ancora NON alla loro portata. Quando falliscono, la frustrazione ha la meglio e si arrabbiano. Ancor più se noi li aiutiamo troppo, sottolineando la loro incapacità.
Soluzione
Cerchiamo di proporre ai nostri figli attività alla loro portata. O, quando è ora di fare il passo successivo, armiamoci di pazienza e scegliamo momenti in cui abbiamo un po’ di tempo per aiutarli senza metter loro troppa fretta.
Spieghiamo loro che essere aiutati è normale e giusto, e non c’è nulla di male.
Problema D: TROPPI STIMOLI
Questo è il problema di oggi. I piccoli vengono sballottati tra attività sportive ed extrascolastiche di vario tipo, feste di compleanno, eventi vari. Tutto questo caos finisce per stimolarli troppo e agitarli.
Soluzione
Non trasciniamo i nostri figli in mille attività e, quando siamo in situazioni caotiche, stiamo pronti a calmarli. Con un giochino che li distragga, con un abbraccio, con lo spostamento momentaneo in un posto tranquillo.
Problema E: la PAURA
Il bambini è piccolo e inesperto e può essere vittima di grandi paure. L’ora della nanna, la separazione dai genitori, la conoscenza di nuovi ambienti e nuove persone, la nascita di un fratellino sono tutti eventi che possono spaventarlo.
Soluzione
Cerchiamo, con domande o giochi di ruolo, di comprendere le loro paure. E poi studiamo un approccio per combatterle.
Il mio Bibi ha il terrore dell’armadio di notte, perché vede dei riflessi che sembrano occhi. Gli ho montato una tenda con le stelle sopra il lettino, una specie di baldacchino, e lui mi chiede di chiuderla quando va a dormire, così non vede gli occhi del mostro.
Possiamo anche mettere lucine in camera, leggere libri con loro, fare sopralluoghi in posti nuovi con cui in futuro si dovrà avere a che fare, per familiarizzare con le novità.
Problema F: SENTIRSI IMPOTENTE
I bimbi non hanno il controllo delle loro vite. I grandi decidono per loro e i piccoli anarchici, come il mio Bibi, non lo tollerano molto di buon grado.
Soluzione
Ci sono molti modi per affrontare questo disagio. Diciamo al nostro bimbo che lo capiamo, capiamo che vorrebbe ancora stare al parco, ma dobbiamo andare a trovare i nonni.
Prepariamolo al momento incriminato. “Fra cinque minuti dobbiamo andare, gioca ancora un po’ che poi andiamo.”
Offriamogli una scelta. “Ora dobbiamo proprio andare. Per raggiungere la macchina vuoi correre o saltellare come un coniglietto?”
Coinvolgiamolo nelle nostre attività quotidiane. Può scegliere lo yogurt mentre facciamo la spesa. Preparare la tavola mentre cuciniamo. Con i miei topini funziona, li fa sentire importanti e meno impotenti.
2) PREPARIAMO LA BORSA DEI TRUCCHI
I bimbi sono bimbi. Bestioline tutte senso e furore che dobbiamo in qualche modo civilizzare.
Ma, quando piangono, quando strillano, quando fanno scenate, possiamo attenerci a delle linee guida e tenere a mente dei trucchetti per diminuire l’entità del problema. Eccone alcuni.
A COSTANZA E COERENZA da parte nostra
Perché all’asilo i piccoletti spesso ascoltano e a casa no? Perché in una struttura che deve gestire molti bambini, ci sono schemi reiterati a cui gli insegnanti si attengono. E la routine aiuta il bambino a stare calmo e capire meglio.
Quindi decidiamo il nostro piano e poi manteniamolo, se no il furbetto se ne accorge e ne approfitta.
B L’approccio del GIOCO
Il nostro disordinatissimo ometto non ama mettere in ordine le sue cose.
E se in più noi gli diciamo in modo severo “Raccogli i giochi e metti a posto tutto!” – questa a volte sono io – lui non sarà molto incline ad ascoltare.
Se noi invece gli diciamo “Scommetto che sono più veloce io a sistemare le macchinine, e a mettere a posto i peluche!”, vi assicuro che la maggior parte delle volte funziona!
Studiamoci le situazioni più difficili da gestire in casa nostra. E vediamo se troviamo dei giochi per risolverle.
C MAKE IT TALK
Far parlare gli oggetti a nostro vantaggio???
Ok, i miei topastri hanno 5 e 6 anni, non 2 o 3. E la prima volta che ho fatto parlare il pigiama per chiedere a Bibi di indossarlo, mi sono sentita veramente una cretina.
Bibi ha sorriso incerto, dapprima. Mi ha detto “Sei tu a far parlare il pigiama!”
Però la faccenda lo incuriosiva. Poi Becky d’istinto è venuta in mio soccorso. Ha detto al pigiama: “Vieni qui, ti metto io!”
E il pigiama ha risposto “Nooo, ti prego, voglio Bibi, lasciami stare!”
Insomma, ridacchiando perplesso lui ha messo il pigiama.
Con Bibi bisogna cambiare spesso strategia, non è uno che si fa infinocchiare. Ma con un po’ di fantasia, quando sono meno stanca ed esaurita, lo intorto un po’.
D Usare l’immaginazione, CANTARE, RACCONTARE STORIE
Ok, non esageriamo. Non mi chiamo Poppins di cognome e quando sono stanca morta, coi capelli scialbi e informi quanto me, e ho avuto una giornataccia, non riesco proprio a fare la mamma canterina e fantasiosa. Preferirei tuffarmi di pancia sul divano e mettermi un cuscino sopra le orecchie.
Ma i piccoli avventurieri non sono mai abbastanza stanchi da peccare in fantasia. Quindi chiedo a loro di cantare una canzone sull’eroe che si doveva lavare i denti, o di raccontare la storia dell’orco della palude che non voleva lavarsi e preferiva puzzare, ma poi incontrava una bella principessa e decideva di lavarsi per lei.
E Le PAROLE POSITIVE e la tecnica QUANDO/ALLORA
Le parole positive, sì. Ok, avete ragione, un argomento trito e ritrito. Ma voi lo fate? Io no. Mi ci devo impegnare con gran fatica.
Invece di “NO, non puoi avere il gelato” si può dire “Per ora puoi avere una banana o un grissino, se ti va”.
Anziché “Non litigate per quel cavolo di camioncino” si può dire “Per favore, giocate un po’ per uno, con quel camioncino.”
Invece di “Ora ti metto in castigo perché sei monello” si può dire “Ora ti faccio sedere sullo scalino, perché sei stanco e voglio che ti riposi un po’.”
Per concentrarci sulle parole positive, possiamo anche ricordarci la tecnica del QUANDO/ALLORA.
“Mamma, posso avere un biscotto?”
“No, perché devi fare cena.”
“Certo, QUANDO hai finito di mangiare, (ALLORA) ti do il biscotto”.
Ce la possiamo fare? Mah, almeno proviamoci, dai.
Qui potrei andare avanti ancora e ancora, con i trucchi di Elizabeth. Non danno garanzia di funzionare tutti e di evitare pianti e capricci al 100%. Ma danno un ampio ventaglio di consigli, tra cui ogni genitore può trovare qualcosa di utile e di adatto ai propri teneri virgulti. Elizabeth ha svolto ricerche di anni per arrivare ai suoi libri. Ha coinvolto genitori di tutti i tipi – e di tutti i paesi del mondo – per testare e correggere il metodo.
Ma tutto in un post non riesco proprio a stiparlo, non ci sta. Quindi vi segnalo ancora un terzo punto della visione di Elizabeth Pantley per concludere il suo schema di pensiero. E vi invito a leggerla, per scoprire molto di più!
Per quanto saremo diligenti nel comprendere e risolvere le necessità dei nostri cari Pinoli, per quanto saremo pazienti e zen nel confrontarci con le loro ire bambine, ci saranno momenti in cui loro faranno i capricci. Faranno scenate, testeranno i nostri limiti e ci sfideranno.
3) TRUCCHI PER GESTIRE CAPRICCI, SCENATE E POLEMICHE
Mi piacerebbe dilungarmi su ognuno dei molteplici punti che la Pantley argomenta, ma anche qui ne dovrò scegliere alcuni per motivi di spazio. Lascerei perdere i consigli più comuni.
Sappiamo già tutti che è buona norma:
– offrire scelte al bambino, per farlo sentire più importante e incline ad ascoltare;
– abbassarci al suo livello e spiegargli ciò che vogliamo, guardandolo negli occhi;
– dimostrargli che lo capiamo;
– avvisarlo preventivamente e ripetutamente che fra tot minuti dovremo abbandonare il parco giochi eccetera;
– lodarlo quando si comporta bene;
– distrarlo quando vediamo che sta per partire una scenata madre.
Trovo invece più utile sottolineare altri consigli più specifici, che vi elenco.
A CREARE LA STANZA DELLA TRANQUILLITÀ
Non ho ancora testato personalmente questo metodo, ma mi intriga. Invece di mettere il monellino in CASTIGO, che è una brutta parola, vorrei tentare anch’io di mandarlo a tranquillizzarsi in una stanza vicina. Se lui si agita a stare da solo, può anche sedersi su una panchetta o su uno scalino nella stessa stanza in cui ci siamo noi.
Mi interessa l’idea che non sia una punizione, ma un’attenzione da parte nostra, perché vorremmo che si calmasse, se no poi è troppo stanco e rischia di comportarsi male.
B IL TRANQUILLO CONIGLIETTO
Ci sono mamme competenti che praticano yoga con i loro figli. Questo è un input del genere.
In momenti sereni, in cui tutti sono in armonia, pratichiamo con i nostri figli l’esercizio del tranquillo coniglietto. Potrebbe funzionare la sera, prima della nanna.
Ci sediamo tutti in cerchio e recitiamo così:
“Ora facciamo il coniglietto tranquillo.
Chiudi gli occhi.
Rilassati.
Inspira ed espira.
Muovi il nasino da coniglietto…”
E via dicendo, tipo seduta di rilassamento o yoga, finché tutti ci calmiamo.
Se il bambino conosce già questa tecnica in tempi non sospetti, la prossima volta che si agita possiamo proporgli di calmarsi facendo il coniglietto calmo.
C SPIEGARCI BENE
I piccoli spesso non comprendono il linguaggio degli adulti. Cerchiamo dunque di spiegare loro che cosa vogliamo che facciano, in modo breve, preciso e calmo. Possibilmente guardandoli negli occhi per essere certi che stiano ascoltando, e non urlando da una stanza all’altra (come invece faccio io).
D NON LAMENTIAMOCI!
I bambini ci imitano.
Se hanno una lagna di genitore che piagnucola per tutto e si lamenta in continuazione, come possiamo pretendere che loro non esplodano in capricci e lamentele?
Quindi niente da fare, prima di educare loro, dobbiamo farci un esame di coscienza ed educare noi stessi. Io ad esempio sono una madre un po’ lamentina, ed è ora di finirla.
5 SCENATE IN PUBBLICO
Qui sono migliorata, modestamente. Una volta, quando i miei Omini facevano scenate in pubblico, per fortuna di rado, io mi sentivo la madre più inadeguata e nervosa del mondo. Panico, non sapevo che fare.
Poi ho capito che i bambini lo fanno. Succede. Basta essere pronti.
Se il vostro angioletto si lancia in una delle sue migliori interpretazioni melodrammatiche, che manco Shakespeare ha mai dato vita a lamentazioni così realistiche e di profonda disperazione, prima di tutto STATE CALMI.
Siete al supermercato. Lui sta per esplodere. Mettete nel carrello due o tre ghiottonerie. Aspettate che inizi la scenata, avvisando con calma che se arriverà la scena madre sarete costretti a mollare lì la spesa e andare a casa. Se il dramma si presenta, andate alla cassa, lasciate lì il carrello e scusatevi con la commessa, sorridendo. Ditele che purtroppo dovete lasciare lì il carrello e rimandare la spesa, perché il vostro bambino non si sta comportando come dovrebbe. E uscite con il pestiferino, sempre sorridendo e con calma.
Avrete fatto un’ottima figura come genitore, intanto, che per la vostra autostima non guasta. Nel frattempo, il caro omettino e/o la cara donnina staranno strillando come matti. Poi si calmeranno e rimpiangeranno le delizie abbandonate nel carrello. E vi assicuro che passerà un bel po’ prima che venga loro in mente di deliziarvi con un’altra commedia di questo genere.
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LASCIAMOLI SFOGARE
Ci sono momenti in cui i bambini hanno bisogno di piangere. Come gli adulti.
Per sfogarsi e stare meglio. Noi dobbiamo evitare di farli piangere per un metodo educativo non corretto, ma non possiamo e non dobbiamo impedire loro di piangere quando ne hanno bisogno per sfogarsi.
Lasciamoli piangere, spiegando loro che non c’è nulla di male e dimostrando loro che noi siamo lì, pronti a consolarli.
Un metodo senza lacrime non prevede di eliminare le lacrime dalla nostra vita e dal nostro nucleo familiare. Le emozioni vanno vissute e non negate. Il metodo è senza lacrime solo perché, con tanta pazienza, molto impegno e molti umani sbagli, faremo in modo di educare il nostro bimbetto nel modo più affettuoso possibile.
Adoro quest’autrice e vorrei aggiungere altro e altro ancora. Ci sono ancora molte altre perle di saggezza in cui lei ci spiega come affrontare dei problemi specifici. Problemi di nanne, di pappe, di fratellini che bisticciano.
Problemi che dobbiamo accettare, come parte di un percorso difficile e meraviglioso. E che Elizabeth ci aiuta a gestire al meglio.