Io lo so che non eri proprio il classico nonno in pensione che avrebbe portato i nipotini a calcio e danza.
So che dovevi creare. E lavorare lavorare lavorare.
So che non ti ci vedevi gobbino e anzianotto, seduto tranquillo su una panchina, a osservare le farfalle volare e i nipotini giocare nel prato.
Ti immaginavo un po’ più avanti negli anni, però. Io credevo che prima o poi avresti preso i bimbi a scuola, e li avresti portati con te in ufficio. Pensavo che ci fosse il tempo di vederti davanti al tuo PC con uno di loro in braccio.
Pensavo che avresti disegnato per loro quelle mele perfette che disegnavi per me con la matita, con ombre e luci magnificamente delineate.
Io lo so che non eri il nonnino bianco dei film, lo so. Ma so anche che il tempo lo trovavi, se io te lo chiedevo. Afferravi la tua agendina nera, con quel sigaro puzzolente stretto tra i denti. E spostavi appuntamenti, cancellavi date con la stilo, ricomponevi intricatissimi puzzle di impegni.
E mi dicevi “Sì”.
Io so che sarebbe successo, un giorno, di vederti con i miei bimbi per mano, mentre li portavi al parco vicino alla scuola. Mentre compravi loro caramelle e altre porcherie, per farli contenti. E regalavi loro altri libri. Ancora libri.
Io lo so che ci sei, da qualche parte. Nel vento, nei fiori, in quel gufo che passa ogni tanto a trovarmi. Ci sei quando trovo un parcheggio inaspettato, quando fiorisce la tua calla rossa che in vita non hai mai fatto fiorire, quando sento nell’aria l’odore del tuo dopobarba e mi giro di scatto, sicura di incrociare il tuo sguardo.
So che ci sei, quando vedo un SUV nero come il tuo, e sembri proprio tu quello che guida, perso come sempre nei tuoi pensieri.
E ci sei quando prendo il cellulare in mano per chiamarti, perché ancora succede. E il tuo numero resta lì, salvato tra i preferiti.
Ti ho scritto su whatsapp anche dopo, anche quando sei andato via. E so che i miei messaggi ti sono arrivati.
Ci sei quando mi scappa da ridere, perché immagino le tue battute in certe circostanze. E anche quando faccio qualcosa di sbagliato, e sbuffo per le ramanzine che so non mi avresti risparmiato.
Ci sei quando sono fiera di me, e so che lo sei anche tu.
Ci sei anche ora. So che sei qui, con la mano sulla mia spalla, mentre compongo parole per te, picchiettando con le dita sulla tastiera del tuo Asus.
E spegnilo, ti prego, quel sigaro puzzolente.
I papà hanno un posto speciale nel nostro cuore. E tu riesci a toccare le corde… Oggi sono con noi ❤
Grazie Carola, anch’io la penso come te… 🙂
Brava Silvia! Descrizione perfetta…ma la pipa si poteva sopportare…anzi era anche gradevole! E intanto le calle continuano a crescere…
Ciao Anna,
anche qui le calle sono inarrestabili! Imbevute evidentemente del suo spirito!
🙂