Una delle pratiche più dibattute, tra noi mamme, è quella del cosiddetto bed sharing. Ma vediamone ora le diverse accezioni, nelle differenti fasi di crescita dei bambini. E dei genitori.

BED SHARING

Il bed sharing, nei primi mesi di vita del bambino, è una grande comodità. Il neo pargolo batuffoloso viene posto accanto alla mamma. Il cucciolo apre e chiude il rubinetto umano con atavico istinto e si nutre un po’ quando gli pare. E tutto sommato la madre riposa, perché non si deve alzare a ogni tic d’orologio per sfamare il famelico.

BED ACHING

Con il passare del tempo, il processo del bed sharing diviene man mano più arduo. Il bebè è lungo 50 centimetri alla nascita, ma per via di un tuttora poco noto principio di fisica quantistica, riesce a spandersi nel letto a macchia d’olio, occupando tre o quattro metri quadrati.

Con l’aumentare delle dimensioni del neonato, lo spazio vitale dei genitori si riduce ulteriormente. Si manifesta così il fenomeno del bed aching, quando i genitori iniziano ad accusare DOLORI ovunque.

Alla schiena per le ginocchiate del bebè e al collo per le posizioni improbabili che sono costretti ad assumere. Sull’epidermide per graffi, pizzicotti e strappi di peluria, e alla testa per i crolli rovinosi giù dal letto nella perpetua ricerca di spazio.

BED PRAYING

Si instaura così la nuova fase del bed praying. Il genitore inizia a PREGARE dolcemente il bambino di dormire nel lettino ergonomico e montessoriano di abete di douglas con cromoterapia e musicoterapia integrata che gli hanno regalato i nonni al battesimo.

La fase del bed praying è una delicata fase di passaggio, di nuovi scambi comunicativi fra mamma e piccolo, in cui la prima invita dolcemente il secondo a imboccare la strada dell’indipendenza.

Il bed praying può solitamente evolvere in una delle seguenti due fasi.

a) BED PLAYING

Nella migliore delle ipotesi, il bebè trova simpatica questa nuova sistemazione nel lettino ergonomico e montessoriano di abete di douglas con cromoterapia e musicoterapia integrata che gli hanno regalato i nonni al battesimo.

Dopo attenta riflessione, delibera di sfruttare al meglio il tool offertogli. GIOCANDO. Così si siede e si rialza, si aggrappa alla spondina, fa qualche flessione. Poi vocalizza, ergonomizza, montessorizza, cromoterapizza e musicoterapizza. Ma di dormire non se ne parla.

b) BED SCARING

Nella peggiore e più frequente delle ipotesi, si rifiuta di sottostare a questa legislazione perversa e immorale senza combattere. Così mira in ogni modo a SPAVENTARE a morte i tiranni, affinché tornino sui loro passi.

Strilla a livelli di decibel che nessuno prima di allora riteneva scientificamente concepibili. Evade dal lettino utilizzando, a mo’ di leva e fulcro, ciucci, doudou, collanine d’ambra baltica terapeutiche, cuscini anti soffoco, lenzuolini e copertine. Il tutto con sottile sapienza machiavellica e pitagorica.

Quand’anche, dopo tutte le suddette strategie, decidesse eventualmente di dormire, il brillante cervellino otterrebbe in ogni caso il suo scopo. Perché la genitrice, mortalmente preoccupata da un inatteso sonno, galopperebbe ogni manciata di minuti a vegliare il piccolo dormiente.

BED IMPLORING

Nell’eventualità tutt’altro che remota che la genitrice non ottenga un sereno sonno da parte del bebè, la stessa sarà disposta a passare a metodi più impattanti, quali il bed IMPLORING.

Quest’ultimo è la fase successiva e potenziata del bed praying, comprende sistemi matematici e geometrici scientificamente analizzati e potrebbe richiedere, per una migliore riuscita, un master universitario riconosciuto a livello europeo in tecniche del sonno e sostenibilità familiare.

BED PAYING

I genitori potrebbero infine optare per il bed paying. Che consiste nel PAGARE medici, ostetriche, esperti di ipnosi, seguaci di Morfeo, puericultrici, fisici, sos tate, stregoni e sciamani nel tentativo di dirimere la questione una volta per tutte.

BED CARING

Quando finalmente il dado sarà tratto, il Rubicone attraversato e il bambino avrà cominciato a dormire serenamente nel suo giaciglio, sarà raggiunto finalmente l’impagabile stato di bed caring. Quando ognuno sarà cioè felice di dormire nel suo AMATO lettino.

E i genitori saranno felici di riavere il lettone tutto per loro.

BED CRYING

Potrebbe però verificarsi l’imprevista fase del bed crying. Una volta ben assestato il bimbo nel lettino, riottenuti i sacrosanti e inviolabili diritti sulla proprietà del lettone e recuperata l’indipendenza fisica e intellettuale del proprio sé, la genitrice potrebbe alfine avere un crollo emotivo.

E LAGNARSI con bibliche lamentazioni e de profundis. Sì, perché erano proprio belli i tempi in cui il bimbo era piccolo e si poteva dormire con lui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *